quando tornai dal superrally in svezia ero talmente euforico che scrissi un pezzo, magari da inviare a qualche rivista, che, invece, è sempre rimasto in un cantone nel mio computer.
mi è passato per le mani proprio ieri ed ogni volta che lo rileggo riassaporo il gusto di quei giorni del 2004...
"CRONACA DI UN SUPERRALLY CHE PIU’ SUPER NON SI PUO’…
… E DI UNA PRIMAVERA CHE SEMBRAVA NON ARRIVARE MAI (ED INFATTI !!!)
Tutto parte dall’insofferenza del mio amico Henry per il grigio stock della sua Wide Glide 2001, troppo in sintonia con il grigiore della quotidianetà, parallelismo scontato.
Così ci ritroviamo in un pomeriggio sotto le feste natalizie alla ricerca di un bel po’ di metalflake a giusto prezzo, gironzolando per diverse carrozzerie ma con scarso successo. Alla sera, con le gambe sotto al tavolino, il discorso casca sul Superrrally 2005 che si terrà in Italia ed il commento è immediato:
“Come !?! Non siamo mai stati al Superrally ed aspettiamo che sia in Italia per andarci!?!”, “Dov’è quest’anno?”, “In Svezia alla fine di maggio.”.
L’euforia cresce nell’immaginare una storia del genere, soprattutto per l’impronta che il raduno prenderà svolgendosi in terra svedese e, finita la cena, ci piazziamo davanti al computer per entrare nel merito e farsi un’idea della spesa, del viaggio e di come organizzarsi al meglio.
Poi i mesi passano, la primavera si fa attendere, la Wide Glide si veste di un bel rosso metalflake con logo metallico Duo Glide 61/62 ed il progetto Superrally prende forma. Fino a che, un mercoledì mattina soleggiato di fine maggio, ci ritroviamo in strada in direzione grande nord, euforici per la settimana che ci aspetta ed organizzati di tutto punto, con tanto di pentole e fornello, per vivere questi giorni nel modo più autentico: si respira l’aria delle grandi partenze, le più attese, siamo io in sella ad uno Sporty 883 del 2002, Henry con il Dyna famoso, Manuele con un Super Glide del ’99, Narciso con un FXR primi anni novanta e gli Skynyrd che mi fanno compagnia mentale al ritmo di “So don’t ask me any questions an’ I want you use no lies…”. I kilometri scorrono brillantemente ma gia’ prima del confine l’avventura bussa all’impianto elettrico della Wide Glide che si spegne a tratti e ci costringe a fermarsi per cercare di risolvere: scaricata la moto e controllata la batteria, iniziamo a girare intorno e finalmente salta fuori un dado lente che blocca due cavetti, una serrata e la moto non darà più problemi per il resto della settimana. Passata l’Austria, iniziano ad essere già un paio di decine le moto incontrate con stessa destinazione, ed entrati in Baviera, appena prima di Ingolstadt, usciamo per trascorrere la notte: la zona è veramente bella, paesini persi nella verdissima campagna che abbiamo modo di girare un po’ alla ricerca del posto dove dormire consigliatoci da Matteo (FI): moto in garage e fagiolata in camera prima del riposo.
Giovedì partiamo dopo colazione per i 700 km che ci separano dalla meta Rostock: kilometri piuttosto invernali, freddo pungente per tutto il giorno ma vietato lamentarsi visto che solo appena fuori Berlino due gocce d’acqua ci fanno compagnia, il resto sempre asciutti mentre altri hanno viaggiato sempre tutati da pioggia. Giunti a Rostock si traghetta in notturna per Trelleborg, estremo sud svedese, e di buon mattino siamo in Scandinavia dove ci scalda un sole inaspettato. I 100 km che ci portano a Ljungbyhed, dove si svolge il raduno, ci permettono di apprezzare la bellezza di questa terra dove i ritmi sono senz’altro più rilassati dei nostri e la gente non vive con le inferriate alle finestre. Malmoe, Lund, Eslov ed eccoci all’ingresso verso le nove, niente fila ma le presenze sono già una marea: l’H-DC Sweden ci accoglie degnamente e solo dopo poche ore avremo la certezza che il prezzo sia meritatissimo vista l’organizzazione di ogni dettaglio al meglio. L’area è enorme, si tratta di un aereoporto, le tende sono ovunque, ci accampiamo e dopo aver fatto un giro per prendere confidenza con la location è tempo di una buona pastasciutta: mangiamo in tenda al riparo da un vento freddissimo che ci costa 45 minuti per far bollire l’acqua e non si fermerà fino a sabato pomeriggio. Caffè italiano e via a zonzo per l’enorme campeggio: l’atmosfera è fantastica, autentica biker al 100%, una marea di club e di riders indipendenti, tutti organizzati per godersi quest’occasione unica; infatti il parco moto è da infarto, “a lezione di Harley & Kustom”, un vero museo all’aperto dove anche i pezzi più rari parlano la lingua della strada (i portapacchi artigianali per carichi improbabili ne sono la conferma). Di tutto di più, altro che RAI, qui siamo al cinema in diretta, i protagonisti sono vecchi Flat di varie cilindrate e Knucky stock o bobber, Pan sidecar con mamma alla guida e prole a bordo, qualcuno ha detto Shovel?? Quanti ne volete, scegliete pure anno e allestimento, e poi chopper forcati proporzionatissimi grazie alle code accorciate, gomme strette o giganti come preferite. Alla colonna sonora ci pensano le centinaia di frizioni a secco e primarie a cinghia, il tutto in continuo movimento visto che il dinamismo è d’obbligo all’interno dell’area, ovvero, si ha l’impressione che gli uni si muovano mentre gli altri aspettano che passino ai bordi delle strade interne per non perdersi il pezzo non ancora visto o lei che avvia a pedale un Evo rigido sotto gli occhi del compagno in sella ad un Pan del ’48 che la guarda come se fosse sotto esame. Nel frattempo, sulla pista drag, chopper mono borsa si sfidano al centesimo di secondo, la Polizia locale vigila severamente ingresso e uscita con continui etilo-test, club rivali convivono in tregua, e nonostante intrattenimenti e dimensioni, il meeting si mantiene nostrano, per niente commerciale. Il venerdì sera è stato per me un momento indimenticabile, prima di cena ci spariamo due ore all’ingresso dove il fiume degli arrivi è dirompente, targhe e colori da ogni dove, Lituania, Lapponia, No one’s Land, un macello di olandesi e tedeschi. Diversi anche i compatrioti, anche se me ne aspettavo di più, da varie contee dello stivale, tutti fieri del viaggione e orgogliosi dell’accessorio qui più gratificante: la targa. La sera, poi, la festa si accende e l’area principale, che ospita i due palchi, diventa davvero infuocata, anche se non pochi si godono country-salotti più intimi intorno alle tende. Al sabato si approfitta delle strutture a disposizione con una doccia calda spettacolo, complimenti all’organizzazione, e poi usciamo per un giro e per gli approvvigionamenti in vista del bar-b-que serale: Ljunbyhed è invasa dalle moto, file di ferri sul cavalletto come ne vorremmo vedere tutti i venerdì davanti ai pub di casa nostra (e purtroppo non succede mai), brindisi nei bar che si sono attrezzati con panche, tavoli e spine all’aperto, e come se non bastasse un’ulteriore conferma che qua la classe Kustom non è acqua: iniziano ad arrivare macchine americane tirate a lucido tra cui un hot-rod Ford anni trenta bourdeaux rifinito da urlo che auguro a tutti di non aver perso. Un paio di cinquantenni del club Rock’n’Rollers mi spiegano che la mattina si è svolta ad una trentina di km una concntrazione di american car (circa 500 pezzi!!!) e così alcuni hanno ben pensato di fare visita: dalle loro parole emerge una passione inossidabile ancor più rafforzata dall’attuale cambio corona/dollaro, “se la corona tiene” mi confessa uno di loro “gliele compriamo tutte agli americani”. Poi si rientra, un giro per gli stand ed in nottata il nostro vikingo nero aggancia pure una svedese motorizzata pan arrugginito che, dopo due anni di modella in Italia, stufa di mangiare solo insalata e stress, si è stabilita in Finlandia. Domenica non siamo i soli a far baracca e burattini e con calma salutiamo il raduno; pochi km ed etilo-test per tutti, una pattuglia di trenta agenti ferma ogni moto: sono molto rigorosi ed allo stesso tempo molto più disciplinati, anche il vikingo apparentemente più tremendo, in sella ad un forcato di qualche metro, mette sempre la freccia col braccio ad ogni cambio di direzione. Si attraversa la campagna dove i tetti sono molto inclinati nonostante siamo solo nel sud scandinavo e ad una sosta carburante ci fulmina un Knucklehead bobber con trumpets al cielo di un prospect dei Taurus MC, una moto da enciclopedia del Kustom. Arrivati a Trelleborg è ancora la volta dei V8 ad intrattenerci, uno Chevy rugginoso sgomma al semaforo e sono una ventina le auto americane a sfilare di continuo (una tizia ci informa che questa è la normalità, solo nella cittadina portuale ce ne circolano un centinaio). Una volta imbarcati , affrontiamo un paio di ore di gemellaggio gastronomico con i tedeschi orientali del Chopper Friends MC ed altri loro compagni di viaggio. Poi 1600 km di sana strada, toccata e fuga a Berlino, acqua in foresta nera, di nuovo tappa ad Ingolstadt e l’Italia che ci aspetta sotto un tempo da lupi, specialmente sull’Appennino.
Insomma gente, 4 superralliers, un’Europa da attraversare ed una settimana che ci voleva proprio: credo che sia ogni anno entusiasmante, ma quello in Svezia, non c’è dubbio, è stato un Superrally spettacolare, un raduno che, viste le dimensioni, mantiene un’autenticità piuttosto rara, non mi stancherò mai di ripeterlo. Consiglio a tutti di organizzarsi con determinazione e partire per storie del genere, ne vale la pena, impossibile tornare delusi."